"L'approccio strategico nell'ambito della psicoterapia può essere definito come l'arte di risolvere complicati problemi umani mediante soluzioni apparentemente semplici" G. Nardone

Categoria: relazioni affettive (Pagina 7 di 7)

Dipendenza affettiva

Amare è come una droga: all’inizio viene la sensazione di euforia, di totale abbandono. Poi il giorno dopo vuoi di più. Non hai ancora preso il vizio, ma la sensazione ti è piaciuta e credi di poterla tenere sotto controllo. Pensi alla persona amata per due minuti e te ne dimentichi per tre ore. Ma, a poco a poco, ti abitui a quella persona e coci a dipendere da lei in ogni cosa. Allora la pensi per tre ore e te ne dimentichi per due minuti. Se quella persona non ti è vicina, provi le stesse sensazioni dei drogati ai quali manca la droga. A quel punto, come i drogati rubano e s’umiliano per ottenere ciò di cui hanno bisogno, sei disposto a fare qualsiasi cosa per amore. (Paulo Coelho)

La Dipendenza Affettiva è uno stato di intensa sofferenza mentale che soltanto da pochi anni in Italia è oggetto di osservazioni cliniche  e di  ricerca. Negli Stati Uniti da più di 30 anni sono condotte ricerche su questa tematica che viene annoverata nella più ampia categoria delle New Addictions, cioè di tutte quelle forme di dipendenza in cui non è implicato l’intervento di alcuna sostanza chimica (droga, alcol, farmaci, ecc.), ma l’oggetto della dipendenza è rappresentato da comportamenti o attività che sono parte integrante della vita quotidiana.

La differenza con la normale elaborazione dellla perdita di una relazione sentimentale o affettiva importante risiede nell’intensiatà e nella pervasività della risposta emotiva: in alcuni individui, infatti la sofferenza può essere così intensa da invalidare la funzionalità lavorativa o sociale,  il sistema di relazioni viene modificato in modo marcato e si possono verificare ritiro sociale, riduzione della progettazione, in concomitanza ad un abbassamento dell’autostima.

Cambiamenti nell’idea di famiglia

Per comprendere cosa sia la famiglia è necessario partire dalla Costituzione Italiana che, all’Articolo 29, recita:
“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.”
La famiglia in Italia è quindi una Istituzione, una forma di società costituzionalmente riconosciuta ed un diritto fondamentale della prole, sia legittima che naturale. Tuttavia il significato attribuito oggi al matrimonio e al legame di coppia appare percepito come più attinente alla sfera privata e affettiva che di ruolo sociale. Tale mutamento di prospettiva si evince a livello macrosociale con la Legge n. 151 del 19 maggio del 1975 di riforma del diritto di famiglia: precedentemente ad essa infatti la famiglia viveva all’ombra della potestà dell’uomo, il quale era autorizzato alle scelte economiche, educative e sociali; attualmente i coniugi ricercano la piena condivisione delle responsabilità e delle scelte educative, economiche, lavorative, concorrendo ciascuno secondo la propria possibilità alla vita domestica.
Questo cambiamento ha comportato la nascita di nuove consapevolezze nei coniugi, con l’aspettativa di una autorealizzazione, soprattutto affettiva, all’interno del legame di coppia. Tale aspettativa è stata anche riconosciuta dalla introduzione, presente sempre all’interno della L. 151 del 1975, del divorzio per incompatibilità di carattere; possibilità non contemplata dalla precedente L. 898/1970, che prevedeva la separazione coniugale per colpa.
L’idea del matrimonio è così profondamente cambiata che diversi sociologi e psicologi parlano oggi di “famiglia liquida” (in Ardone & Mazzoni, 1994) per esprimere la bassa coesione degli attuali legami coniugali che in passato erano regolati invece da ruoli sociali rigidi e complementari, in grado di renderli estremamente stabili .
Altri fattori, come l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro e l’indipendenza economica e psicologica da esse maturate, hanno permesso la ricerca di tale soddisfazione affettiva, possibilità
non presente nel passato, in quanto era proprio il matrimonio che garantiva lo status sociale: l’acquisizione del ruolo coniugale era la naturale realizzazione dell’adulto e non erano presenti altri status laici alternativi e socialmente accettabili.
Inoltre, la vita dell’individuo era fortemente scandita da riti di passaggio, solo in minima parte presenti oggi: già dai primi momenti della sua formazione, la coppia era fortemente esposta alle influenze sociali; i momenti di intimità della coppia iniziavano spesso solo dopo il matrimonio e perdurava anche dopo questo l’ingerenza delle famiglie di origine.
Interessante in merito osservare come i riti di passaggio presenti tra i mezzadri italiani fino all’inizio del secolo scorso rendessero pubblico l’impegno di sottomissione al marito e alla sua famiglia di origine: nel libro “Sotto lo stesso tetto” (Barbagli, 1996) è riportato uno di questi rituali di nozze, durante il quale la sposa, accompagnata dal corteo nuziale, bussava tre volte all’uscio serrato di casa della suocera. “… Alla terza volta si apriva e compariva la suocera, scura in volto e con una mestola appesa alla cintura. “ Solo dopo averle fatto promettere di servirla in “qualsiasi cosa voglia comandarla” la suocera la accoglieva in casa , si toglieva il grembiule e lo faceva indossare alla nuora che assumeva un ruolo attivo , ma sempre all’interno del sistema di valori, di stile di vita della famiglia di origine del marito.
Il passaggio dalla famiglia patriarcale a quella nucleare, sebbene abbia restituito ad entrambi i coniugi la possibilità di scegliere, in autonomia e condivisione, lo stile di vita, i valori, il luogo di residenza, ha reso più vulnerabile la coppia nelle crisi evolutive, perché ha fatto perdere il sostegno sociale ed i rituali di iniziazione che hanno per secoli scandito il ciclo di vita delle famiglie occidentali. Non essendo disponibili rituali che attribuiscano senso e definiscano precisi ruoli, la maggior parte degli eventi di vita modificano gli equilibri del sistema famiglia e necessitano di una riorganizzazione del sistema stesso.
Indipendentemente dalla resilienza nell’affrontarli, quindi, tutte le coppie vivono dei passaggi, identificabili come crisi evolutive, in coincidenza con eventi comunemente attesi (matrimonio, nascita dei figli, invecchiamento …). Tali eventi vengono definiti “normativi” , e si differenziano da quelli “paranormativi” che invece appaiono non definibili nel tempo ( come una crisi economica, la perdita della salute), o non proprio comuni (come la morte inattesa di un figlio) nelle esperienze di vita delle altre coppie afferenti alla stessa cultura.

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