"L'approccio strategico nell'ambito della psicoterapia può essere definito come l'arte di risolvere complicati problemi umani mediante soluzioni apparentemente semplici" G. Nardone

Categoria: psicoterapia (Pagina 4 di 7)

Trattamento psicologico dell’insonnia

L’insonnia, che sia di natura transitoria oppure cronica, colpisce un numero molto elevato di persone: probabilmente almeno la metà della popolazione italiana ha avuto almeno una volta difficoltà passeggere o occasionali di insonnia, mentre un 10% soffre costantemente o per lunghi periodi di difficoltà di sonno.

Alcuni periodi della vita possono provocare difficoltà transitorie del sonno, anche conseguenti a condizioni mediche (come la menopausa per le donne, la nascita di un figlio, dolori articolari o postoperatori), o psicologiche (preoccupazioni e stress legati a lutti, divorzi, conflittualità accese, problemi economi). In genere questa condizione evoca un quadro di insonnia transitoria

In tali casi è bene che le persone si rivolgano al medico di famiglia o allo specialista per valutare l’opportunità di risolvere il problema di sonno attraverso una cura farmacologica mirata al problema.

Avviene però che in molte persone il problema persista, nonostante i farmaci, e un periodo transitorio si cronicizzi in un disturbo duraturo. Lunghi periodi di difficoltà (più di tre mesi, come indicato nel DSM-5) a prendere o a mantenere il sonno, oppure un sonno frammentato e insoddisfacente che causa stanchezza, irritabilità dell’umore o difficoltà di concentrazione, potrebbero far pensare ad una diagnosi di insonnia cronica.

Secondo Spielman ciò avviene per i seguenti motivi (modello delle tre P, 1986): accanto ai fattori precipitanti descritti nell’insonnia transitoria, si rintracciano fattori predisponenti, come la familiarità all’insonnia, a cui si aggiungono anche dei comportamenti o delle convinzioni che sono perpetuanti il disturbo. Proprio su queste ultime si può agire per ridurre gli effetti dell’insonnia e migliorare la qualità e la quantità del sonno.

La condizione duratura di sonno inefficiente o non ristoratore può produrre convinzioni negative rispetto alla propria capacità di dormire, che comportano ansia, pensieri ricorrenti e stressanti circa il sonno che non arriva, preoccupazioni circa la inefficienza diurna legata al proprio sonno che non fanno che peggiorare le conseguenze dell’insonnia.

Talvolta le persone mettono i atto comportamenti che peggiorano l’insonnia, in modo inconsapevole. Recuperare il sonno con sonnellini diurni, utilizzare cellulari o apparecchi elettronici prima di addormentarsi, andare a letto molto presto per “recuperare”il sonno, bere alcolici per addormentarsi sono tutti rimedi che alterano il regolare ciclo sonno veglia e quindi perpetuano il disturbo del sonno.

Quando le strategie messe in atto non funzionano è utile rivolgersi anche ad uno psicologo in grado di evidenziare e correggere questi atteggiamenti cognitivi e comportamentali per migliorare la qualità del sonno.

Il protocollo CBT-I (intervento cognitivo comportamentale) è un metodo di intervento sull’insonnia psico-fisiologica che mostra sperimentalmente buoni risultati (cfr. Devoto, A; Violani C. 2009.“Curare l’insonnia senza farmaci” ed. Carocci Faber edizioni) e prevede una prima fase di valutazione e identificazione del tipo di difficoltà di sonno, in circa due sedute, seguita da circa cinque incontri di trattamento in cui le convinzioni negative e i comportamenti perpetuanti vengono sostituiti da strategie più funzionali per favorire un sonno di qualità.

 

Il conflitto tra fratelli

Il conflitto tra fratelli rappresenta per molti genitori una fonte di stress famigliare che rende difficili e pesanti le interazioni all’interno dell’ambiente domestico: tuttavia esso è, entro certi limiti, sano e naturale. Ogni figlio cerca un posto speciale nel cuore di mamma e papà.

Alcuni bambini sperimentano un rapporto strettissimo con le figure accudenti: alcuni bambini hanno un vero e proprio harem per farsi coccolare! Figli unici, nipoti unici di nonni e zii, hanno un mondo di adulti disponibili. In questo caso i bambini devono faticare molto per mantenere la pole position all’arrivo del nuovo bebè e i repertori comportamentali messi in atto per raggiungere questo scopo, saranno  i più disparati e cambieranno a seconda dell’indole e dei risultati ottenuti.

Quando un conflitto è sano?

Un moderato conflitto tra fratelli è sano quando permette ad ogni membro di trovare la propria strada  e se  non comporta l’umiliazione dell’altro; esso insegna ai bambini a competere con i pari, ad esprimere la propria unica personalità, sfoderando i propri aspetti migliori (astuzia, coraggio, competitività, auto-affermazione, intelligenza, pazienza).

Il conflitto tra fratelli serve per:

•Conquistare un ruolo nella famiglia (lo sportivo, il coraggioso,il buono,l’ intelligente,lo  spavaldo,lo studioso) •Attirare l’attenzione dei genitori (fare la spia, litigare vistosamente a tavola, criticare duramente il fratello davanti a tutti)

•Definire i confini dell’altro: spesso i fratelli minori vivono il rapporto con i fratelli maggiori come fonte di affetto e rassicurazione che gli adulti non danno. I fratelli maggiori possono talvolta fuggire da questo ruolo, o limitarlo, soprattutto quando la coppia genitoriale non ne riconosce il valore.

E’ bene intervenire o lasciar fare i figli che litighino?

I conflitti tra fratelli possono creare stress e tensioni in famiglia e tra genitori, in questo caso è opportuno intervenire Il litigio può essere un’occasione di scambio aperto: è opportuno facilitare lo scambio di opinioni attraverso un ascolto attento e rispettoso .

Raramente il litigio si limita al fatto che lo ha scatenato: spesso infatti sottende gelosie e competizioni. È bene prevenire il litigio riducendo i motivi che lo hanno causato.

La conflittualità tra fratelli offre una occasione per insegnare ai bambini ad esprimere in modo efficace le emozioni negative

Cosa possono fare i genitori per portare
maggiore serenità alla vita domestica?

•osservare il tipo di conflitto: quando, dove, come, con chi e perché si presentano i litigi

•Definire tempi e spazi chiari all’interno della famiglia •Mantenere la privacy: ogni figlio accetta l’educazione dal genitore, ma  non necessariamente dai fratelli: è opportuno che alcune questioni educative sia in privato col genitore, in particolare durante l’adolescenza

•Valorizzare le differenze e i talenti  individuali

•Circoscrivere i rimproveri al comportamento sbagliato

•Dare l’occasione ai propri figli di riparare ad una cattiva azione

 

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