Studio di psicoterapia strategica breve
dr.ssa Maria Chiara Pagnottelli
“Per i genitori la cosa più importante è comprendere e rispettare le esigenze dei propri figli, per poi stabilire i limiti comportamentali”
Kaniak-Urban , Lex Kachel
Il conflitto tra fratelli rappresenta per molti genitori una fonte di stress famigliare che rende difficili e pesanti le interazioni all’interno dell’ambiente domestico: tuttavia esso è, entro certi limiti, sano e naturale.
Esso è naturale: se nostro marito o nostra moglie ci parlassero per nove mesi di una nuovo partner che presto verrà ad allietare le nostre case, come minimo avremmo una crisi d’ansia; se poi all’arrivo in casa, questi fosse sempre tra le braccia del nostro beneamato, sarebbe fonte di rabbia e disperazione, tanto più quanto il partner ci rimproverasse di essere insensibili o cattivi nel reclamare tempo e spazi solo per la coppia originaria.
In questa luce quindi, le naturali raccomandazioni che gli adulti fanno al figlio primogenito, non solo non sono sufficienti, ma sono spesso fonte di ulteriore insicurezza. Ogni figlio cerca un posto speciale nel cuore di mamma e papà e, sentirsi dire che l’amore basta per tutti, è tutt’altro che risolutivo del malessere provato. Si può quindi immaginare che solo la certezza di mantenere parte dell’esclusività del rapporto e il raggiungimento di un nuovo e soddisfacente ruolo all’interno della famiglia può contenere la gelosia e permettere la creazione di un rapporto sano e affettuoso con la fratria.
Ovviamente il rapporto genitore figlio non è in natura esclusivo come quello di coppia, ma alcuni bambini sperimentano un rapporto strettissimo con le figure accudenti: alcuni bambini hanno un vero e proprio harem per farsi coccolare! Figli unici, nipoti unici di nonni e zii, hanno un mondo di adulti disponibili. In questo caso i bambini devono faticare molto per mantenere la pole position all’arrivo del nuovo bebè e i repertori comportamentali messi in atto per raggiungere questo scopo, saranno i più i più disparati e cambieranno a seconda dell’indole e dei risultati ottenuti.
Il nuovo ruolo ricoperto dal primogenito può non essere soddisfacente, alcuni bambini si comportano come “pecora nera”, sfidando gli adulti e attirando attenzioni negative su di sé; sebbene nessun genitore sia felice di ciò, gli adulti possono in alcuni casi concorrere a consolidare questo ruolo negativo.
Anche il comportamento degli altri fratelli influenza il mantenimento dei pattern comportamentali: per mantenere la propria unicità ogni figlio riveste un ruolo differente; le famiglie con più di due figli sapranno descrivere con una parola ogni membro, a testimonianza del valore che il sentirsi riconosciuto in un ruolo ricopre all’interno delle dinamiche famigliari. Le aspettative e le risposte emotive dei genitori possono stabilizzare i ruoli, rendendoli rigidi: i figli possono allora accettare il ruolo o fuggire all’esterno, costruendosi una identità soddisfacente al di fuori della famiglia ( ad esempio con un gruppo di pari).
Un moderato conflitto tra fratelli quindi è sano quando permette ad ogni membro di trovare la propria strada e se non coinvolge scontri finalizzati alla umiliazione dell’altro, esso insegna ai bambini a competere con i pari, ad esprimere la propria unica personalità, sfoderando i propri aspetti migliori (astuzia, coraggio, competitività, auto-affermazione, intelligenza, pazienza).
Il conflitto tra fratelli serve per:
- Conquistare un ruolo nella famiglia (lo sportivo, il coraggioso,il buono,l’ intelligente,lo spavaldo,lo studioso)
- Attirare l’attenzione dei genitori (fare la spia, litigare vistosamente a tavola, criticare duramente il fratello davanti a tutti)
- Definire i confini dell’altro: spesso i fratelli minori vivono il rapporto con i fratelli maggiori come fonte di affetto e rassicurazione che gli adulti non danno. I fratelli maggiori possono talvolta fuggire da questo ruolo, o limitarlo, soprattutto quando la coppia genitoriale non ne riconosce il valore.
Sebbene sia impossibile eliminare la conflittualità tra fratelli, alcune strategie sono utili per renderle gestibili:
- osservare il tipo di conflitto: quando, dove, come, con chi e perché si presentano i litigi. Queste indicazioni rappresentano la base del diario di osservazione per comprendere quale dinamica si cela dietro al conflitto.
- Definire tempi e spazi chiari all’interno della famiglia; in ogni casa ci sono stanze comuni come: cucina, soggiorno, bagno, che la famiglia usa secondo regole condivise, e spazi personali che devono essere riservati. Tra queste c’è la camera matrimoniale, che deve il più possibile rimanere off-limits, anche nel caso in cui la famiglia sia monoparentale.
- Mantenere l’autorità; ogni figlio accetta l’educazione dal genitore, ma non necessariamente dai fratelli: è opportuno che alcune questioni educative sia affrontate nel rispetto della privacy .
- Rimandare ad ogni figlio una idea positiva di sé stesso: anche il bambino più monello e capriccioso ha delle doti uniche e apprezzabili, le persone non si possono etichettare con un solo comportamento, ma cambiano ruolo nei diversi contesti e nell’arco della vita. Un bambino non è sempre e solo pasticcione oppure pigro oppure disubbidiente ma lo sarà talvolta , mentre in altri contesti sarà abile, generoso, simpatico. Mirare i rimproveri al comportamento funziona sempre!
- Dare l’occasione ai propri figli di riparare ad una cattiva azione: aiuta a comunicare meglio e crescere, perché incrementa il repertorio comportamentale e quindi le strategie di funzionamento.