La psicologia strategica nasce, insieme alle moderne correnti terapeutiche come modalità di approccio alle relazioni di aiuto, in seguito ai lavori del Mental Research Institute (MRI) di Palo Alto in California e fa parte delle Brief Therapies, ossia terapie brevi orientate al sintomo.
La psicoterapia strategica si avvale di quattro teorie fondamentali della psicologia: l’approccio sistemico, l’interazionismo simbolico, il costruttivismo, la Programmazione Neuro-Linguistica (PNL) che vedono la comunicazione e il contesto in cui essa avviene, al centro del loro focus attentivo
L’ottica sistemica
Diretto da P. Gregory Bateson, insieme ad un gruppo interdisciplinare di esperti, il MRI aveva lo scopo di approfondire la comunicazione umana sotto ogni aspetto. Tra questi spiccano i nomi di Paul Watzlawick, John Weakland e Jay Haley, cui la psicologia moderna deve moltissimo in termini di rinnovamento, sia teorico che tecnico. Attraverso il lavoro con le famiglie di pazienti schizofrenici e l’analisi delle modalità interattive di grandi comunicatori sono stati codificati 5 assiomi della comunicazione umana:
E’ impossibile non comunicare, per cui anche il silenzio è comunicazione.
La comunicazione è formata da un messaggio di relazione e uno di contenuto, ciò ingenera mistificazioni circa la reale natura del messaggio laddove i livelli comunicativi non sono esplicitati.
Il significato della relazione varia in base all’interpunzione dei turni di conversazione.
Esistono due canali di comunicazione, uno digitale (verbale) e uno analogico (incluso il canale non verbale ).
La relazione tra i comunicanti può essere simmetrica o paritaria o complementare in cui uno assume una posizione one-up e l’altro è one-down.
Questi assiomi definiscono le caratteristiche di base della comunicazione umana per cui è possibile codificare tutti i tipi di interazione, sia comportamentali che dialogiche; ogni individuo è interno ad un sistema di relazioni da cui è modificato e che modifica a sua volta attraverso i suoi comportamenti: queste tipologie di interazione sono spesso ricorrenti e vengono definite pattern o modelli comunicativi.
Alcune volte gli individui confondono i livelli dei messaggi, ingenerando confusione e conflitti; altri messaggi sono formulati in modo ambiguo e creano delle comunicazioni paradossali, ossia comunicazioni non “eseguibili” sul piano logico che impediscono all’interlocutore di proseguire la comunicazione perché impossibili da negare o da confermare.
La possibilità di effettuare una scelta tra opzioni (accettare e rifiutare) viene definita come legame, la comunicazione paradossale invece espone l’interlocutore ad un doppio legame, in cui qualsiasi scelta è imposta dal mittente. Il doppio legame, per quanto rappresenti una esperienza emotivamente forte, assume aspetti traumatici solo se interno ad una relazione affettivamente coinvolgente, in cui il membro che subisce non ha né la possibilità di metacomunicare, né di evitare l’interazione.
Gli studi del MRI hanno mostrato come le comunicazioni paradossali costituiscano dei pattern interattivi stabili nelle famiglie dei pazienti affetti da schizofrenia: il sintomo dissociativo è visto allora come effetto dell’impossibilità di rispondere al paradosso, sperimentato in modo continuativo, massivo, all’interno di una relazione, intensa e imprescindibile, come quella tra genitore e figlio piccolo; il seguente esempio, un classico di Greenburg, mostra proprio un doppio legame squalificante :
Regala a tuo figlio Marvin due camicie sportive. La prima volta che ne mette una, guardalo con tristezza e digli col tuo Solito Tono di Voce: “Quell’altra non ti piace?” (Watzlawick, Beavin, & D.D, 1967)l’interazionismo simbolico
L’interazionismo simbolico
E’una corrente psicologica fondamentale per comprendere appieno le basi teoriche sottostanti la psicologia strategica: ognuno infatti ha costruito un senso del sé durante la propria storia ed esso costituisce la base della coesione interna. Ognuno di noi possiede idee, immagini, schemi del sé che derivano dal proprio modus operandi e che possono essere modificati all’occorrenza nel momento in cui non sono più funzionali nella vita quotidiana (in Petruccellli & Verrastro, 2012) Tuttavia, il soggetto tende ad agire in modo coerente con le proprie idee: se ciò non è possibile perché il contesto non lo consente o se la ricerca di coerenza risulta rigida ed eccessiva, i comportamenti possono diventare disfunzionali e necessitano allora di un aiuto esterno per essere rivisti, modificati, ampliati. Nell’interazione quindi è necessario condividere quelle aspettative circa la relazione, in particolare in terapia vanno considerate e valorizzate tutte le credenze, il sistema valoriale, le aspettative, che costituiscono il nucleo fondante del’identità individuale; il lavoro terapeutico avviene invece nella narrazione delle storie che il paziente si racconta per spiegare e interpretare le proprie esperienze che possono essere arricchite di significati nuovi, più positivi e funzionali per il soggetto, in modo da fornire comportamenti alternativi, fiducia in se stessi e speranza.
Il costruttivismo
L’essere umano allora è impegnato in uno scambio continuo con l’esterno e la sua mente diviene il luogo in cui la realtà esterna viene elaborata, interpretata, e ricostruita. Infatti ogni persona riceve dall’esterno le informazioni attraverso i canali sensoriali che, di fatto, filtrano l’accesso degli input in modo attivo. Gli studi dello Human Information Processing hanno inoltre mostrato come le afferenze sensoriali non siano fedeli fotografie del mondo ma piuttosto costruzioni di una realtà personalizzata, adattata agli schemi mentali e culturali del soggetto.
La realtà quindi non esiste o non è esperibile in modo oggettivo, ma è frutto di elaborazioni e rielaborazioni personali del soggetto.
Applicata alla relazione di aiuto, la teoria del costruttivismo pone l’accento sull’esistenza del fenomeno psichico per come viene percepito dal soggetto: da qui nasce la necessità di entrare nel punto di vista del paziente, per poter comprendere ciò che dall’esterno può sembrare irrilevante o trascurabile.
Secondo Watzlawick ad esempio esistono due livelli di realtà: di primo ordine, che riguarda le afferenze sensoriali e permette la costruzione delle immagini mentali, e di secondo ordine, creata dall’interpretazione e classificazione delle percezioni. La psicoterapia strategica si propone quindi il cambiamento della realtà di secondo ordine sostituendo la logica disfunzione con una lettura dell’esperienza più adatta al soggetto e al suo contesto socio-culturale. Ovviamente tali cambiamenti di secondo ordine modificano le regole comunicative non solo del soggetto, ma dell’intero sistema di riferimento e producono quindi ripercussioni profonde anche nella rete di relazione del soggetto.
La Programmazione Neuro Linguistica
Basata sull’analisi delle caratteristiche comunicative dei grandi terapeuti come Milton Erickson, Virginia Satir, Fritz Perls, la PNL rileva i presupposti cognitivi alla interpretazione del mondo e categorizza le modalità conoscitive delle persone secondo canali sensoriali dominanti: ogni individuo infatti utilizza in modo preferenziale uno tra i cinque canali (visivo, uditivo, cenestesico, olfattivo, gustativo)che viene definito primario. Questo canale diventa non solo il punto di afferenza primario della realtà ma un vero organizzatore dell’esperienza, riscontrabile anche a livello linguistico con la scelta di sfumature ad esso collegate .
La psicoterapia strategica utilizza questo canale per costruire il rapporto empatico, attraverso un rispecchiamento del canale primario per poi proporre un modellamento verso un canale nuovo o una riorganizzazione percettiva più completa dell’esperienza., con una graduale sostituzione dell’esperienza percettiva sgradevole o traumatica.